iC3 Camp. Un terreno fertile per innovazioni utili.
- 07 Marzo 2017
iC3 Camp è stato anzitutto questo: un terreno d’incontro e dialogo tra istituzioni culturali, progetti innovativi, soggetti che hanno fatto del cambiamento e della condivisione il proprio pane quotidiano. Una giornata di “innovazione sul campo” per i team coinvolti nel percorso di accompagnamento del progetto iC3, che ha messo in relazione professionisti e progettisti provenienti da aspiranti imprese e istituzioni culturali e stimolato una riflessione condivisa su bisogni, possibilità e vincoli per produttori e fruitori di cultura.
Cinque gli ospiti di eccezione, che con le loro testimonianze hanno aperto il campo di lavoro e riflessione della giornata: Serena Bertolucci, direttrice del Palazzo Reale di Genova – Polo Museale della Liguria, Giovanni Crupi, direttore sviluppo del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano “Leonardo Da Vinci”, Barbara Minghetti, presidente del Teatro Sociale di Como, Matteo Zauli, direttore del Museo Carlo Zauli di Faenza, Gianluca D’Incà Levis, ideatore e curatore di Dolomiti Contemporanee e direttore del Nuovo Spazio di Casso.
Innovare vuol dire comunicare, e il mondo museale ha una forte necessità di lavorare su questo secondo Serena Bertolucci che, a partire da una riflessione sui fruitori del Polo museale da lei diretto, si fa portatrice di una domanda sul messaggio che le opere sono capaci di portare ai giovani di oggi e di domani: come sono veicolate le informazioni sulle opere nei musei? Quanto sono comprensibili i testi che accompagnano le opere d’arte nelle sale? Perché sia capace di comunicare con il pubblico di oggi e di domani, un museo deve riuscire a parlare attraverso gli oggetti, conservando non solo un patrimonio materiale, ma anche e soprattutto immateriale, riuscendo a parlare non tanto al singolo quanto alla comunità.
Il Teatro sociale di Como inquadra l’innovazione a partire dalla partecipazione: a chi rivolgersi per recuperare un interesse autentico e sincero? Indubbiamente ai giovani con una specifica azione educativa che parta dalla scuola. “Opera domani”, il progetto nato per avvicinare gli studenti delle scuole dell’obbligo all’opera lirica, seleziona ogni anno un’opera da presentare a bambini e ragazzi e offre agli insegnanti un percorso didattico e formativo per preparare gli studenti allo spettacolo. La partecipazione attiva del pubblico alla rappresentazione è al centro del progetto: bambini e ragazzi intervengono cantando dalla platea alcune pagine dall’opera, eseguendo alcuni movimenti e contribuendo alle scenografie con oggetti realizzati in classe da loro.
È un interrogativo sull’inclusione e sull’apertura dei centri di cultura a fare da sfondo all’intervento di Matteo Zauli, che nel 2002 ha saputo trasformare in museo privato la vecchia bottega dove è nata la collezione artistica del padre, per poi scoprire che valorizzarla nel tempo voleva dire aprire quel luogo al territorio, facendone una residenza aperta agli artisti e dedicata alla produzione di ceramica artistica contemporanea, a laboratori, fablab, festival musicali. Innovare allora significa aprire, coinvolgere, saper ospitare nuovi stili di comunicazione. Per rendere possibile tutto questo diventa essenziale accogliere le idee e i progetti dall’esterno, come sta facendo il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano che, in un contesto di crescita e di investimento sempre maggiore sul personale, si sta ponendo in questi anni come luogo di convergenza dei saperi, sempre più orientato a portare l’innovazione all’interno del museo.
L’innovazione può essere intesa, infine, come una “arrampicata culturale”: Gianluca D’Incà Levis ha imparato dalla sua terra, quella delle dolomiti bellunesi, a misurarsi con le avversità, interrogandosi sulla frizione tra natura e azione dell’uomo. E allora innovare vuol dire “fare” una strada piuttosto che trovarla, proprio come quando si cammina in alta montagna, dando vita a un cammino fatto di idee concrete, capaci di far comunicare il mondo dell’arte e quello dell’impresa. Innovare si traduce in “osmosi”, quando le parti in gioco riescono a valorizzarsi reciprocamente, come nel caso di Dolomiti Contemporanee, il programma che individua siti industriali, fabbriche abbandonate e complessi di archeologia industriale dismessi ai piedi delle territorio dolomitico per rigenerarli con progetti artistici e culturali, trasformandoli in motori di cultura e centri di esposizione e dando vita a una ricca rete tra artisti (un centinaio) e aziende del territorio, capace di generare un circolo virtuoso tra le imprese da una parte, che forniscono materiali, assistenza, supporto tecnico per la realizzazione delle opere, e la produzione artistica dall’altra, in grado di trasformare luoghi inattivi da tempo, che tornano così appetibili, anche da un punto di vista commerciale, e recuperano una loro identità e una loro autenticità.
La giornata di iC3 Camp è stata per i suoi partecipanti una fondamentale occasione per assistere e prendere parte attiva all’incontro tra istituzioni culturali e idee di innovazione, un momento importante di confronto con la realtà, pensata per fornire ai nuovi aspiranti imprenditori strumenti per aiutarli a rendere i loro progetti realmente utili al sistema culturale. Cosa significa fare innovazione nel mondo della cultura oggi? Quali sono le strade da tracciare per creare una realtà capace di favorire percorsi innovativi, condivisi, sostenibili e riproducibili? Per diventare imprenditori culturali sono molte, forse infinite, le possibili tracce da disegnare, e il confronto, lo scambio, l’ascolto dei percorsi tracciati da altri è indubbiamente un tesoro prezioso da portare con sé lungo il cammino.