La parola a Maddalena Camera, cofounder di AEDO, la start-up dedicata alla valorizzazione, alla promozione e alla fruizione del patrimonio artistico e culturale
“Risulta ormai fondamentale cambiare prospettiva, mettere in discussione pratiche consolidate, ripensare al modo di trasmettere la cultura. Ed è qui che Aedo ha scelto di mettersi in gioco.”
- 11 Luglio 2016
Presentati in una frase!
Non sono preparata… Ma se dovessi pensare una frase che più di tutte mi rappresenta potrei prendere in prestito da Albert Einstein quella che dice “la mente è come un paracadute: funziona solo se si apre”.
Che cos’è Aedo?
Aedo è una fucina creativa con un’anima digitale, che dà vita a nuovi scenari narrativi e visioni inedite del mondo culturale. Attraverso i linguaggi e gli strumenti dell’espressione artistica contemporanea, costruiamo nuove trame narrative, realizziamo percorsi multimediali e progettiamo esperienze multisensoriali per musei, sedi espositive e luoghi di fruizione culturale. Inoltre, attraverso strategie creative sviluppiamo pratiche innovative per il mondo della cultura.
Come è nato Aedo? Qual è la sua sfida?
Aedo fa parte di quell’ecosistema di realtà multidisciplinari che negli ultimi anni si stanno inserendo nel sistema culturale, dando vita a dialoghi e scambi tra attori interni e attori esterni alle istituzioni precostituite. Molto spesso alla base di questo fenomeno risiede l’esigenza di instaurare relazioni sempre più stabili tra figure con competenze e specializzazioni complementari tra loro, adatte a sviluppare e ad assecondare le nuove tendenze che si stanno facendo strada in campo culturale – a livello internazionale – e che insistono sui temi della partecipazione e dell’accessibilità, sull’approccio didattico, ludico e laboratoriale, sull’introduzione e l’uso delle nuove tecnologie e sulla produzione di eventi – anche spettacolari e a volte non rigorosamente attinenti – nei luoghi deputati alla cultura. Le conseguenze di questi meccanismi in campo museale sono la sperimentazione di nuovi modelli di valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale e la realizzazione di nuove pratiche museali.
In questo contesto risulta ormai fondamentale cambiare prospettiva, mettere in discussione pratiche consolidate, ripensare al modo di trasmettere la cultura. Ed è qui che Aedo ha scelto di mettersi in gioco, affiancando le istituzioni culturali in questo percorso, ponendo al centro delle proprie pratiche d’azione la co-progettazione: non realizziamo solo progetti per le istituzioni, ma soprattutto con le istituzioni.
Qual è il più grande ostacolo al fare innovazione che hai incontrato con Aedo? Nella tua esperienza qual è il modo migliore di affrontarlo?
Credo che si possa osservare una difficoltà oggettiva legata al reperimento di fondi da parte delle istituzioni e degli enti culturali per la realizzazione di progetti che possano essere davvero motore di cambiamento, progetti non solo pensati e realizzati, ma soprattutto mantenuti, sviluppati e alimentati nel tempo. L’esperienza maturata finora ci ha portati a elaborare una strategia di affiancamento alle istituzioni culturali che parte dalla progettazione di idee e di proposte innovative e arriva fino alla ricerca dei fondi, ponendo così i musei e le realtà culturali nelle condizioni di sperimentare nuove pratiche.
Siete un team composto da soggetti con competenze poliedriche, dai beni culturali al restauro, dall’architettura web al toy design. Come si sono incontrate le vostre professionalità e come si combinano nel lavoro quotidiano?
Aedo nasce come gruppo eterogeneo e complementare di professionisti nel campo delle arti, della ricerca, dello sviluppo e della creatività, che condividono la sfida comune di contribuire al cambiamento in atto nel mondo culturale. Le nostre differenze sono il nostro valore e la condivisione è la nostra forza. Per questo già dopo due anni dalla nascita di Aedo, ci siamo arricchiti grazie alla collaborazione stabile con una serie di figure specializzate che, come noi, sono predisposte alla sperimentazione continua.
Un episodio in particolare ha trasformato non solo il nostro gruppo, ma soprattutto una parte della nostra natura, prima quasi completamente digitale: dopo un periodo di collaborazione stretta con Marta Garaventa, a sua volta project manager di Calembour Design – un’altra start-up di Innovazione Culturale che progetta oggetti di design, giochi e prodotti grafici su misura ad alto contenuto culturale – è sembrato un processo naturale unire le nostre due realtà in un progetto dal respiro più ampio. Quindi ora, con sei aedi, abbiamo al nostro interno le risorse per essere effettivamente una fucina creativa.
In che modo la vostra impresa culturale può favorire un processo d’innovazione? Pensando alla vostra esperienza diretta, ti viene in mente un caso più esemplificativo degli altri?
Aedo è un’impresa creativa con una forte indole alla ricerca continua di nuovi linguaggi, strumenti e strategie per la cultura. Il digitale è il cuore del progetto, lo strumento per generare nuovi contenuti e nuove esperienze. Le moderne tecnologie digitali sono estremamente versatili e adatte a molteplici tipologie di pubblico: trasformano l’esperienza del visitatore, coinvolgendolo direttamente in una nuova modalità di fruizione dei contenuti e dei significati; contribuiscono a sviluppare una nuova accessibilità della cultura; hanno una relazione “intima e familiare” con l’utente; infine, possono fornire soluzioni anche economiche, accessibili e sostenibili per realtà di tutte le tipologie e le grandezze.
Sempre partendo dalla sua anima digitale, Aedo trasmette contenuti e idee creative attraverso oggetti reali, veri e propri pezzi di design, giochi culturali e prodotti grafici su misura, che rievocano e prolungano l’esperienza oltre il tempo e lo spazio di visita. Uno strumento per portare con sé, custodire, raccontare e condividere il valore e l’identità di un luogo, una realtà, un oggetto. Il design, in questo senso, diventa un narratore.
Ma qualsiasi cambiamento e processo di trasformazione non può essere imposto, o semplicemente distribuito. Occorre contribuire al cambiamento culturale. Per questo, Aedo affianca le istituzioni culturali, a partire dalla progettazione di idee innovative, fino alle strategie di fundraising; costruisce partenariati tra enti e istituzioni per migliorare l’offerta culturale, la sua sostenibilità, e per stimolare lo scambio di valori; crea reti e connessioni tra imprese creative e culturali e realtà turistiche, commerciali e aziendali, finalizzate alla realizzazione di progetti tematici diffusi, allo sviluppo di nuove pratiche culturali, all’audience development.
Un caso esemplificativo potrebbe essere il nostro primo progetto: Il museo digitale, al Museo della Stampa e Stampa d’Arte a Lodi, che ha visto contemporaneamente presenti una gran parte delle nostre attività creative.
La collezione di macchinari, strumenti e reperti del museo è tra le più ricche e importanti d’Europa. Alla dimensione museale si affiancano da sempre una dimensione didattica e creativa – laboratori e workshop – e una sociale – auditorium per eventi culturali e performativi.
La sfida per noi era trasformare lo spazio polifunzionale della ex-tipografia che ospita la collezione in un modello museale contemporaneo, che sia al tempo stesso didattico, partecipativo e tecnologico; progettare per il museo nuove esperienze di fruizione della collezione era la chiave per aprire le porte della collezione a nuovi pubblici; affiancare il museo nelle strategie di fundraising era la mossa necessaria per affiancare l’ente nella ricerca di una sua sostenibilità.
Con il progetto “Il Museo Digitale” è stato realizzato un allestimento multimediale che si affianca a quello tradizionale e lo arricchisce di contenuti inediti: ingrandimenti spettacolari anche dei più piccoli dettagli, fino a leggere le impronte lasciate dalle mani che hanno lavorato in passato con gli oggetti della collezione; animazioni fotografiche tridimensionali in altissima definizione dei macchinari e del loro movimento, progettati per creare un ambiente di interazione tra il visitatore e l’oggetto; video che ritraggono tipografi e artisti alle prese con gli oggetti della collezione, per creare nuove opere e nuovi prodotti da un’antica pratica. Ora, accanto alla componente didattica e a quella partecipativa, la dimensione tecnologica permette di immaginare nuove esperienze di visita e nuove dinamiche di fruizione per il pubblico.
Per realizzare questo progetto sono state coinvolte, fin dalle fasi di elaborazione dei contenuti, due imprese multinazionali leader nel settore della stampa industriale, che hanno individuato nel progetto un modo creativo per comunicare la propria storia aziendale e la propria identità d’impresa e hanno cofinanziato la realizzazione dell’allestimento multimediale.
Tra i progetti di Aedo, c’è “Mantova con la ‘A’ maiuscola. In viaggio con i Gonzaga”, realizzato nel Distretto Culturale Regge dei Gonzaga a Mantova. Ti va di raccontarcelo?
Mantova con la A nasce dall’incontro tra Aedo e il Distretto Culturale Le regge dei Gonzaga, un modello innovativo di sviluppo territoriale, che vede coinvolti 14 partner in un ambizioso progetto di conservazione, valorizzazione e promozione del proprio patrimonio materiale immateriale.
Tutto si svolge a Mantova, la città-museo.
La sfida che ci è stata proposta era quella di progettare una nuova esperienza di fruizione del patrimonio culturale della città, che insieme a Sabbioneta è un sito UNESCO, collegando tra loro alcuni luoghi simbolo – il Palazzo Ducale, la Biblioteca Teresina e il mosaico della domus romana di Piazza Sordello – per offrire contenuti inediti e nuove chiavi di lettura sui beni, sulle collezioni e sui loro contesti.
La risposta di Aedo, con il progetto “Mantova con la ‘A’ maiuscola”, è stata quella di trasformare la città in un “museo digitale a cielo aperto”, attraverso l’allestimento di postazioni multimediali interattive che stimolano collegamenti virtuali e simbolici tra i diversi luoghi. Acqua, ambiente, arte, archeologia, architettura, alimentazione, sono i fili tematici che hanno guidato la narrazione di oggetti e capolavori, dei loro contenitori e del contesto urbano che li lega.