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Alessandro Arosio e il suo progetto Sapori Comuni negli spazi dell’ex Filanda di Sulbiate

"Una food community consapevole dovrebbe generare nuove idee e una cultura che sappia coniugare contenuti e stili di vita".

  • 15 Dicembre 2016

Quando e come sei venuto a contatto con l’exFilanda?

Era il 2014. Ritornato da un anno in Australia, mi stavo avvicinando al mondo dei FabLab, quando ho incontrato Venanzio Arquilla, docente del PoliDESIGN del Politecnico di Milano, all’evento “SpringUp”, nell’ambito del Distretto Culturale Evoluto MB, promosso da Fondazione Cariplo, Provincia e Camera di Commerico, che promuoveva Make In Progress e l’ExFilanda di Sulbiate.

Gli interessi comuni erano molti, a partire dalle intese progettuali che sono poi entrate direttamente in Make In Progress. È stato un processo di creazione dal basso (MIP), avviato con una raccolta d’idee della comunità creativa che ha dato vita al progetto per la sostenibilità del ExFilanda, vincitore del bando del 2016 con la Fabbrica del Saper Fare.

 

Di cosa ti occuperai all’interno di questo spazio?

Principalmente mi occuperò di comunicazione e marketing, dati i miei studi e il mio background professionale in un’agenzia di comunicazione.

Coordinando e promuovendo il progetto Sapori Comuni a più livelli, avrò la possibilità di svilupparlo nelle sue diverse fasi, dalle collaborazioni con le imprese al coinvolgimento delle persone.

 

Che cosa s’intende per food innovation e in che modo si può inserire nella vita della Fabbrica del Saper Fare?

Le nuove frontiere della food innovation porteranno valore aggiunto a un settore in pieno sviluppo, quale quello del cibo, come fattore di aggregazione e attrattività.

La condivisione della conoscenza dei prodotti alimentari che consumiamo ogni giorno, in termini scientifici e di sviluppo, sarà articolata attraverso workshop e show cooking per avvicinare le persone, fino a formarle attraverso corsi supportati da professionisti del settore.

Una food community consapevole dovrebbe generare nuove idee e una cultura che sappia coniugare contenuti e stili di vita, offrendo opportunità di benessere che possano migliorare processi e prodotti comuni, proprio come in un makerspace.

 

Ci racconti com’è nato il progetto Sapori Comuni e quali sono i suoi obiettivi più importanti?

Sapori Comuni, Food Innovation è nato da due pilastri fondamentali: la forte consapevolezza del valore del nostro patrimonio agroalimentare, tra i più invidiati al mondo, per non parlare poi della nostra “arte” in cucina… Dopo un anno all’estero, posso dichiararlo con tutto il cuore! A questo si aggiunge l’expertise che ho potuto raccogliere grazie a Expo Milano 2015 e al progetto di Confcommercio Enjoy The Table , dove ho conosciuto e approfondito tematiche legate al mondo del food. Il settore è oggi una realtà fortemente esperienziale e i suoi operatori hanno il compito di anticipare a uno scenario internazionale un’evoluzione costante per consumatori sempre più cosmopoliti e consapevoli.

Parallelamente, anche in qualità di socio fondatore di Make In Progress, ho avuto la possibilità di connettere persone con idee, sviluppando un’idea più grande, oggi denominata “Sapori Comuni”. La sua aspirazione più alta è quella di portare le persone a essere più consapevoli e responsabili verso il mondo che le circonda, sviluppando pratiche e comportamenti che favoriscano uno stile di vita migliore e una capacità di riappropriarsi del proprio tempo e di recuperare una visione della convivialità come momento di piacere e benessere.

 

Come sarà coinvolto il territorio e cosa si intende quando si parla di menù “pensato” dalla cittadinanza?

Il territorio sarà coinvolto a diversi livelli di tutto il progetto di Make In Progress: sono previsti workshop, corsi, serate dedicate a eventi aperti dove saranno promosse le eccellenze del territorio. Le offerte tradizionali e le sperimentazioni agroalimentari sono uno dei punti cardine del progetto di sensibilizzazione dei cittadini.

Nel FoodLab, il MakerSpace del cibo, le imprese locali saranno coinvolte per portare esigenze – quindi prototipazione – e know-how a supporto della sperimentazione: con Menù “pensato dalla cittadinanza” intendo proprio il risultato che deve scaturire da questo processo di sperimentazione.

 

Come pensate di favorire le sinergie tra la cittadinanza attiva e i produttori locali?

I processi di collaborazione e supporto di cui sopra andranno a creare quella sinergia tra i cittadini che vorranno sperimentare e conoscere i nuovi paradigmi del mangiare sano e consapevole e i produttori locali che sapranno operare strategie innovative di colture agroalimentari sostenibili.

 

Si può dire che la ricerca di un punto di equilibrio fra tradizione e innovazione sia nel DNA della Fabbrica del Saper Fare: in che modo Sapori Comuni può rappresentarlo?

Credo che Sapori Comuni riuscirà a rappresentare l’equilibrio fra tradizione e innovazione se sarà capace di introdurre una visione globale all’interno di un territorio locale – come quello della Brianza – valorizzando tutta la filiera dei nuovi artigiani digitali, riconosciuta nel mondo. E se accadrà questo, potremo parlare di glocalizzazione.